In questo articolo Martina Polidori, responsabile ufficio biocosmesi per Suolo&Salute, ci parla di certificazione “Cruelty Free” in cosmesi.
I test sugli animali in Europa
Correva l’anno 2012 e i telegiornali passavano le immagini dei Beagle liberati da Green Hill. Potrà sembrare una banalità specificarlo ma non tutti sanno che i cagnolini non avevano nulla a che fare con i test per i cosmetici.
Infatti l’Europa, dal 2004, ha gradualmente proibito l’utilizzo di test sugli animali nel settore della cosmesi.
Dal 2004 le aziende non possono più testare i loro cosmetici finiti su animali e dal 2009 non possono più effettuare test sui singoli ingredienti che li compongono.
E la mia beauty routine coreana!?! Tranquilli, l’Europa ha pensato anche a questo aggiungendo il divieto di importare nel territorio comunitario cosmetici testati su animali. Dunque la paura di nuocere a creature indifese ha senso solo nel caso in cui vi rivolgiate al mercato nero per la vostra fornitura personale.
Regolamento europeo 1223/2009
Tutte le indicazioni di cui sopra si trovano nel Regolamento Europeo sui prodotti cosmetici 1223/2009.
Il termine ultimo per le aziende per adeguarsi definitivamente ed abbandonare ogni possibile deroga risale all’11 marzo 2013. In questa data è entrata in vigore in tutti i Paesi dell’Unione Europea il divieto assoluto di vendere o importare cosmetici e ingredienti testati sugli animali.
Cosmesi Cruelty Free: ieri, oggi e domani
Che possibilità c’è che il cosmetico che acquisto, o uno dei suoi ingredienti, sia testato su animali?
- La formulazione potrebbe essere stata creata, e quindi testata, molto tempo fa senza subire revisioni nel corso degli anni. Questo significa che i test sono stati fatti oltre 15 anni fa e semplicemente i dati raccolti continuano ad essere validi.
- Gli ingredienti potrebbero essere stati testati su animali in passato. Nel caso in cui vengano ancora oggi venduti tal quali, allora questi dati si trovano ancora in archivio.
Accanirsi contro l’esistenza di dati storici è come prendersela con la vecchietta che ha un pelliccia nell’armadio da 40 anni: la pelliccia è stata creata in un epoca in cui la sensibilità collettiva era minore.
Nota bene: non tutti i cosmetici o i singoli ingredienti sono stati testati su animali prima dell’avvento del Regolamento Europeo. Infatti finiti gli anni ’80 molte aziende avevano già gradualmente abbandonato questo tipo di pratiche.
La necessità di una certificazione sull’assenza di test sugli animali
Ciò che potrebbe accadere è che un cosmetico contenga una o più materie prime realizzate non unicamente per l’ambito cosmetico ma anche per quello chimico e/o farmaceutico. Qui il problema si amplia, e non di poco. Dove porre il limite delle proprie ricerche? Ci facciamo domande sulla sperimentazione animale quando abbiamo mal di testa o quando laviamo il pavimento di casa?
E dunque qui, per i più attenti, intervengono le Certificazioni sull’assenza di test sugli animali.
Il consumatore è libero di acquistare solo cosmetici che espongono un logo che attesti che il prodotto non è in alcun modo testato su animali. E’ giusto però che sia consapevole del fatto che anche le altre aziende, quelle che quel logo non lo hanno acquistato, sono altrettanto virtuose.
Le Certificazioni sull’assenza di test sugli animali acquistano un vero senso per le aziende che vendono i loro prodotti fuori Europa in paesi dove purtroppo questi test sono non solo consentiti ma addirittura la normalità.
Per concludere un’ultima ovvietà che è però bene specificare: “non testato su animali” e “vegano” sono due concetti ben distinti. In base alla propria sensibilità ognuno può decidere se utilizzare o meno cosmetici che contengono ingredienti di derivazione animale. Tra questi citiamo a titolo di esempio miele, propoli e bava di lumaca.